Il promontorio di Capo S.Elia offre il pieno dominio del Golfo di Cagliari da Capo Carbonara fino all’isola di S.Macario, giustificando la presenza di varie torri disposte a quote differenti per assicurare la vigilanza foranea. Fra il 1282 ed il 1638 ne furono costruite sei : La T. di S.Elia, la Turris Muscarum, la T. di Cala Bernat, la T. del Poetto, la T. di Cala Fighera ed infine la T. dei Segnali.

Achivio Storico del Comune di Cagliari, mappa del Capo S.Elia. Data la presenza                                del Forte S.Elia  il documento è databile alla prima metà del secolo XIX.

Attualmente ne sopravvivono quattro, due delle quali in pessime condizioni. Fatta eccezione per l’ultima, che rientra nella categoria delle torri da difesa in quanto armate con cannoni, tutte le altre erano delle postazioni di avvistamento sprovviste di artiglieria.

 La prima fortificazione sorta sul promontorio cagliaritano fu la Torre di S.Elia, manufatto di forma cilindrica edificato nel 1282 dal capomastro Bartolomeus Provincialis  al tempo dei castellani Colo Frapani e Bondo Camulitano. Non molto diverse erano le torri di guardia del periodo spagnolo, trattandosi di costruzioni alte una decina di metri, con murature perimetrali di ridotto spessore, e articolate su due livelli: camera del presidio e terrazza, detta Piazza d’armi. Per ragioni difensive l’ingresso era sopraelevato  e disposto sul fianco rivolto verso terra. Il piano inferiore era costituito da un ambiente a pianta circolare con copertura a cupola e si accedeva al livello superiore , destinato al servizio di vedetta, mediante una botola ricavata nella volta, raggiungibile con una scala a pioli. La difesa di questo tipo di opere era affidata alle armi individuali dei torrieri : balestra, daga e archibugio. La torre pisana, con la sua modesta guarnigione di due uomini, che vi prestavano servizio solo nella buona stagione, fu per tre secoli l’unico presidio del Capo S.Elia. Dopo l’attacco barbaresco del 1582,  che interessò i villaggi di Quarto, Pirri, Monserrato e Quartucciu,  se ne costruirono altre due:  la Turris Muscarum ,  a Calamosca,   e  quella di Cala Bernat , identificabile con la Torre Perdusemini ,  situata  presso l’ex-Parco Torpedini della Marina Militare.

 Stato attuale della torre pisana posta alla sommità del promontorio

Torre di Cala Bernat

Al 1597 dovrebbe invece  risalire la Torre del Poetto posta all’estremità della Sella del Diavolo per assicurare la sorveglianza della zona delle saline. Quanto alla Torre di  Cala Fighera non ne resta più traccia, ma è da ritenere si trovasse sulla dorsale rocciosa di Murr’e Porcu , forse nel sito dove negli Anni ’30  sorse la Stazione di tiro della Batteria Prunas.   

Di fatto, la difesa del Capo S.Elia prese consistenza solo nel 1638 con la realizzazione del fortilizio di Calamosca, che disponendo di cannoni rese obsolete le torri preesistenti: impostato al tempo del vicerè Vivas fu completato nel 1638 ultimo anno del mandato di Antonio Ximenez de Urrea, vicerè di Sardegna sotto Filippo IV di Spagna. L’armamento si mantenne a lungo modesto e ancora nel 1789 si limitava a tre pezzi da 5-6 libbre di calibro e ad una spingarda a cavalletto che veniva impiegata con successo contro i vogatori delle galere barbaresche. Negli  Anni ’80 del Settecento la torre acquistò maggiore rilevanza in quanto vi fu installata un’alberatura da segnalazione che, tramite palloni e bandiere,  permetteva di  comunicare alla stazione ricevente della Torre del Leone il tipo di naviglio in transito nel Golfo. Donde il nome di Torre dei Segnali  col quale è ancor oggi conosciuta. 

Vista del fianco della Torre dei Segnali che fu pesantemente danneggiato dal tiro navale francese nel corso dell’attacco del 14-16 febbraio 1793. I lavori di riparazione comportarono anche un costoso intervento di consolidamento delle fondazioni.

Nel 1793, l’attacco francese alla Piazzaforte di Cagliari accrebbe  la funzione militare della Torre dei Segnali evidenziando nel contempo i limiti di una difesa costiera basata su fortificazioni antiquate e male armate. Infatti le postazioni della terrazza furono rapidamente ridotte al silenzio dal tiro francese e soltanto col concorso dei cannoni della vicina ridotta campale e della fanteria miliziana fu possibile sventare due tentativi di sbarco.

Progetto approntato dal Cap. Ing. Carlo Vittorio Franco de Quatta per il forte costiero di Calamosca,   addossando alla torre un corpo casamattato angolare corredato di fossato asciutto e ponte levatoio.

Dopo il ritiro della flotta francese, il timore di un imminente ritorno offensivo  indusse l’Amministrazione delle Torri a realizzare più valide  opere di difesa affidandone la progettazione al Cap. Ing. Carlo Vittorio Franco de Quatta, al quale si devono i forti impiantati a Monte Urpino, al Margine Rosso e sul Capo S.Elia.  Da questa clima di insicurezza scaturisce l’esigenza di trasformare il torrione spagnolo in un robusto forte costiero che prese nome di Forte S.Elia e fu armato non cannoni da 8,16, 24 e 36 libbre di calibro. L’opera, rimasta in servizio fino alla soppressione dell’Azienda delle Torri, conobbe in seguito rilevanti trasformazioni che portarono allo smantellamento di cortine e casamatte dell’Opera Bassa per ospitarvi un faro e alla sopraelevazione del torrione per insediarvi una postazione Semaforica che con poche modifiche fu utilizzata fino al 1974.

 

L'aspetto della Torre e del Faro nel 1861.Dopo di allora la situazione è pressochè immutata, salvo per l'assenza delle garitte e la modifica della Sala di avvistamento della Stazione semaforica